Di fiere in Italia ce ne sono diverse, ma alcune – e questo va ammesso – riescono decisamente meglio di altre. Un ruolo importante è giocato dall’andamento del settore di riferimento, proprio perché innesca (o meno) un circolo virtuoso che coinvolge tutti gli aspetti e i vari attori. Ma buona parte del merito va anche agli organizzatori e alla loro capacità di attirare l’attenzione di chi ruota intorno al comparto.
La settimana scorsa sono stato a Parma per l’ottava edizione di SPS Italia e devo dire che non solo la considero una manifestazione ben riuscita in generale, ma anche che questa ultima edizione mi è sembrata particolarmente frizzante. Non lo dico solo per i risultati raggiunti, che sono tangibili – 35.188 visitatori (+6% sul 2017) e 808 espositori (+9,5% sul 2017) – ma perché mi è parso di respirare un’atmosfera di grande ottimismo. Vuoi perché il volano degli investimenti 4.0 è ancora più che attivo, o vuoi perché la ripresa ormai è un dato di fatto per tutti. Fatto sta che ho visto un bel movimento e, trattandosi dello stesso quartiere fieristico di MECSPE, anche, ahimè, gli stessi problemi di viabilità.
Quindi, secondo me, SPS Italia è una fiera che funziona.
E funziona per diverse ragioni. In parte perché si alterna all’edizione autunnale di Norimberga, lasciando così alle aziende espositrici il tempo e lo spazio per preparare le novità, senza il rischio che vengano a crearsi delle sovrapposizioni. Poi c’è il discorso della location che, a parer mio, è di grande aiuto: Parma si trova nella cuore della cosiddetta Food Valley, e questo consente all’automazione di andare di pari passo con altri comparti come l’alimentare, il conserviero, l’imballaggio, il confezionamento e non solo. Senza contare che il nord Italia è, nel nostro Paese, la zona in cui la manifattura e la tecnologia meglio si esprimono e, non a caso, Parma si trova proprio nel mezzo.
E infine ci sono gli organizzatori, che molto probabilmente sono stati in grado di offrire un buon rapporto qualità-prezzo, oltre che una discreta organizzazione.
A tutte queste ragioni, si affiancano ovviamente i contenuti.
SPS Italia è una fiera che funziona anche per l’alto livello di innovazione delle soluzioni presentate.
Come al solito la nostra attenzione è stata attirata principalmente dalla miniaturizzazione e da tutte quelle applicazioni strettamente correlate alle nostre attività. Al tempo stesso abbiamo trovato piuttosto interessanti anche le applicazioni di biorobotica, come protesi motorizzate ed esoscheletri avanzati, così come i robot collaborativi.
E, a proposito di robot collaborativi, devo dire che l’innovazione tecnologica che sta investendo questi dispositivi è davvero notevole, al punto da farmi seriamente pensare che soluzioni del genere potrebbero fornire ai macchinari di MICROingranaggi, oltre che, più in generale, ai vari reparti, un potenziale miglioramento.
Uno degli aspetti che mi ha colpito positivamente in merito al ruolo dei robot collaborativi nella fabbrica del futuro è che, nonostante l’altissimo livello di automazione e precisione che questi dispositivi sono in grado di raggiungere, l’uomo resta al centro dell’attività produttiva, demandando di fatto a queste macchine prevalentemente le attività usuranti e ripetitive. Ecco, credo che questo sia un fattore estremamente importante
In SPS infine mi hanno colpito i grandi passi avanti in tema di manutenzione predittiva, e quindi di prevenzione dei guasti nei componenti e negli impianti. Si tratta di un altro passo tecnico che considero molto importante e che sta aprendo a scenari futuri piuttosto interessanti.