Periodicamente torno a parlare di controllo qualità, tema che – come sapete – mi sta molto a cuore.
Nonostante infatti le tecnologie produttive si siano evolute anche da un punto di vista qualitativo, continuo a non comprendere come possano essere ancora così tante le aziende che – pur continuando a investire – non lo facciano anche nel controllo qualità.
Nel nostro settore si usa dire che “la macchina di misura non fa il truciolo”.
In altre parole: non si vende la qualità di un pezzo prodotto, bensì il pezzo stesso e quindi ciò su cui occorre investire è una macchina utensile – magari ad altissimo livello tecnologico – che permetta di produrlo velocemente e a costi contenuti. Tutto il resto viene dopo (o magari – come purtroppo molto spesso vedo accadere – “non viene proprio”).
In realtà non è così che funziona. Che “la macchina di misura non faccia il truciolo” è un dato di fatto. Ma è altrettanto vero che
se i pezzi che produciamo non sono di qualità, allora diventa davvero difficile venderli…
Senza contare che, come scrivevo qualche anno fa, nel momento in cui immettiamo un prodotto sul mercato, siamo responsabili degli eventuali danni che possiamo arrecare nel caso di non conformità. Controlli di qualità ben eseguiti e soprattutto documentati sono, oltre che un beneficio importante per i nostri clienti, un ‘sistema di sicurezza‘ prima di tutto per noi produttori, perché possono diventare la nostra ancora di salvezza nel caso di contestazioni.
Quindi:
una macchina di ultima generazione e ad altissimo contenuto tecnologico non può darmi la certezza assoluta che i pezzi che sto producendo siano effettivamente di qualità. È la macchina di misura a farlo e, di conseguenza, sarà sempre e solo la macchina di misura a garantirmelo.
Ma, e questo è chiaro, i costi che dovrò sostenere saranno più elevati. Così come saranno più elevati i costi che dovrò fare, a mia volta, ai miei clienti.
Un esempio pratico. Immaginiamo di acquistare un tornio in grado di produrre dieci pezzi al minuto, e di comprarlo proprio per aumentare la produttività della nostra officina. Così facendo, avremo la possibilità di vendere a prezzi finali più bassi. Quindi più competitivi.
Nel momento in cui decidiamo però di investire anche in una macchina di misura, non dovremo sostenere solo i costi necessari per l’acquisto della macchina in sé, ma anche quelli di gestione, e quindi del personale specializzato che la utilizzerà, della sua formazione, della manutenzione e così via. Il che ci porterà inevitabilmente ad aumentare i prezzi finali dei nostri prodotti, perdendo così il vantaggio competitivo da un punto di vista economico.
E questa è proprio la ragione che porta molte imprese a non prendere la strada degli investimenti nel controllo qualità.
Un ragionamento del genere, a parer mio, potrà anche avere una sua logica, ma non è poi così corretto.
Quali e quante sono le aziende meccaniche che si possono permettere di acquistare prodotti la cui qualità non è assicurata? E quante aziende di questo tipo ci saranno in futuro ?
Nei mercati di fascia bassa quanto un’azienda italiana può comunque essere competitiva con il Far East ?
Si dice sempre che è facile quantificare i costi della qualità e molto meno facile quantificare i costi (o meglio gli svantaggi) della non qualità.