È ufficiale: dopo settimane di discussioni e trattative, lunedì scorso il Governo ha varato il nuovo decreto legge che stabilisce quali attività devono chiudere fino al prossimo 3 aprile (data prorogabile) e quali invece restano aperte.
Per quel che riguarda MICROingranaggi, resteremo aperti, anche se a ranghi ridotti per garantire la sicurezza necessaria agli operatori. Questo perché
la nostra azienda è parte della filiera di alcune imprese essenziali, che ci hanno chiesto di continuare a lavorare
(inviando l’apposita comunicazione in prefettura), così da poter terminare la fornitura di materiale urgente. Dopo di che – finita l’urgenza – anche noi chiuderemo, esattamente come il resto della nostra filiera.
La misura varata dal Governo è temporanea e ci auguriamo, ancora una volta, che questa ulteriore stretta possa portare ai risultati sperati.
Premesso ciò, vorrei comunque condividere alcune riflessioni, perché ultimamente sento dire un po’ da chiunque:
“per la salute bisogna chiudere tutto”.
Ecco, diciamo che non è proprio così. Voglio dire che, fino a che una misura come quella varata lunedì scorso è limitata nel tempo, è un conto. Se però dovesse essere prolungata ulteriormente potrebbe rappresentare un problema.
Ma non solo un problema economico delle singole imprese, dei lavoratori e del paese.
Un problema legato alla catena di fornitura, il cui funzionamento forse non è chiaro a tutti. Non, quantomeno, a chi minimizza semplicemente sostenendo che “per la salute bisogna chiudere tutto”.
Prendiamo la catena alimentare, per esempio. Frutta, verdura, pasta, pane, acqua, farina, latte, uova e via dicendo sono considerati beni di prima necessità e, in quanto tali, devono essere disponibili nei negozi e nei supermercati. Ma, per esserlo, devono essere confezionati in appositi imballaggi (scatole, bottiglie…) di carta, vetro, plastica; quindi anche le aziende del packaging e quelle che riforniscono materie prime sono considerate parti essenziali di queste attività primarie e quindi devono restare aperte. Così come non devono chiudere le imprese che si occupano di trasporti, perché dovranno occuparsi di portare la merce nei supermercati.
Questo discorso non fa una piega e credo sia chiaro a tutti (o quasi tutti). E può essere esteso anche al settore sanitario, a quello energetico e via dicendo.
Cosa dire però delle aziende meccaniche come MICROingranaggi?
Sicuramente è più difficile associare una realtà come la nostra a qualcosa di indispensabile, proprio perché apparentemente ingranaggi e riduttori in sé non lo sono affatto.
Esatto, apparentemente.
Perché se è assolutamente possibile per un certo periodo di tempo fare a meno di acquistare un’automobile, un robot, la motorizzazione di un cancello, un elettrodomestico, una valvola e via dicendo, ben diverso è il discorso per altri comparti industriali.
I settori di applicazione delle soluzioni realizzate da aziende come MICROingranaggi, infatti, sono moltissimi e coinvolgono anche i macchinari alimentari, per il confezionamento e l’imbottigliamento di cui parlavamo prima. E lo stesso vale per il settore medicale.
Abbiamo clienti che, per esempio, costruiscono pompe infusionali per la cura di malati di talassemia, morbo di parkinson e immunodeficienze primitive e secondarie come i tumori; oppure apparecchiature medicali per radiografie, ecografie, tomografie, risonanze magnetiche, scintigrafie, ma anche macchinari per analisi mediche.
E, purtroppo, oltre che di Covid-19, ogni giorno muoiono persone di altre patologie. Persone, però, che in molti casi possono essere curate.
E questo non dobbiamo dimenticarlo.
Poi c’è l’industria aeronautica, altro settore in cui opera MICROingranaggi e aziende come la nostra. La divisione civile ad ala mobile, ad esempio, si occupa della costruzione degli elicotteri usati anche dai servizi di emergenza e dalla protezione civile.
Quindi
quando parliamo di catena di fornitura, dobbiamo ricordarci che il discorso è molto complesso. Le aziende sono quasi sempre collegate tra loro e quando diciamo “la salute è l’unica cosa importante e quindi dobbiamo chiudere tutto”, dobbiamo prima riflettere bene sul vero significato di questa frase.
Mi sembra doveroso chiudere questo post ringraziando tutti gli operai, i tecnici, i magazzinieri, i trasportatori di tutte le aziende che, anche in questi difficili momenti, sono operativi per garantire il funzionamento del paese e dei rifornimenti. Senza di loro si fermerebbero non solo i supermercati, ma anche l’intero sistema sanitario di cui tutti abbiamo bisogno.