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Punti di vista

È meglio un unico posto di lavoro per tutta la vita oppure cambiare ogni tanto?

Dipende, naturalmente. Ma, per come la vedo io, si può crescere professionalmente anche restando sempre nello stesso posto. Purché sussistano alcuni fattori essenziali.

Non so se sia per la situazione straordinaria che si protrae ormai da due anni (mi riferisco alla pandemia), o se semplicemente stia accadendo ora, perché così doveva essere, ma ciò che vedo è un gran movimento in ambito professionale. Molte persone che cambiano posto di lavoro, se non addirittura professione, spostandosi a fare qualcosa di analogo o anche di completamente diverso.

A prescindere da quello che accade ora nello specifico, la mia impressione è comunque che in ambito professionale da un lato ci sono persone ambiziose, che vogliono crescere, migliorarsi e imparare (ovunque le porti la strada che decidono di intraprendere). E poi ce ne sono altre che, invece, una volta acquisite le loro competenze, preferiscono uscire il meno possibile dal seminato.
A tutti coloro che appartengono alla prima tipologia domando:

è meglio un unico posto di lavoro per tutta la vita oppure cambiare ogni tanto?

Ci sono zone (penso per esempio agli stati Uniti) in cui cambiare posto di lavoro periodicamente è la norma. Zone in cui passare da un datore di lavoro all’altro, da una posizione all’altra di frequente è un fattore quasi culturale, una condicio sine qua non per poter crescere professionalmente.
Ma è effettivamente così? Io forse ho qualche dubbio a riguardo.

Attenzione, non sto dicendo che cambiare posto di lavoro non arricchisca dal punto di vista dell’esperienza e delle competenze acquisite. Lungi da me. Sto dicendo però che

si può crescere professionalmente anche restando sempre nello stesso posto. Purché, naturalmente, sussistano alcuni fattori essenziali.

Primo fra tutti l’ambiente di lavoro. Se è dinamico e stimolante, se c’è rispetto fra colleghi (aspetto tutt’altro che scontato) e collaborazione fra le persone, se vengono dati riconoscimenti adeguati (siano essi di vario tipo), e, naturalmente, se c’è la possibilità di fare formazione, allora forse vale la pena valutare seriamente se sia davvero meglio cambiare posto di lavoro per crescere o meno.

Però non è detto. Ripeto: dipende dall’azienda in cui si lavora.
Ci sono realtà come la nostra che continua a evolvere, a cambiare, a rimettere in discussione tutto, perché è naturale e fisiologico che sia così, dato che i fattori esterni cambiano continuamente. Di conseguenza a cambiare sono anche le attività che svolgono i nostri collaboratori.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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