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Come dovrebbe essere davvero la “fabbrica del futuro”

Parliamo di fabbrica del futuro, argomento più attuale che mai. La tendenza di oggi è quella di sovrapporre l’idea di fabbrica del futuro con quella di Industria 4.0 e dei temi a essa correlati, quindi Internet of Things, tecnologie abilitanti, intelligenza artificiale, e così via. Senza voler togliere valore a questi concetti (che ritengo peraltro estremamente importanti), credo che la vera fabbrica del futuro sia quella che è in grado di adeguarsi ai cambiamenti in atto nei tempi giusti. In altre parole:

la fabbrica statica, quella che magari poteva funzionare in passato, oggi come oggi non ha futuro, è destinata a fallire. In questo preciso momento storico la strategia vincente è quella di mantenere un atteggiamento reattivo, di vedere, capire e assorbire le esigenze del mercato, per poi assecondarle e seguirle quanto più possibile.

Quindi, in concreto, essere aperti e ricettivi al mercato e, più in generale, al mondo intero, per tenere sotto controllo quelli che sono i cambiamenti in atto (e – come ho scritto in passato – negli ultimi anni il settore della meccanica sta evolvendo vertiginosamente), capirne l’entità (quindi analizzarli per prevedere, o quantomeno farsi un’idea, di quelle che potrebbero essere le relative evoluzioni), e – solo a quel punto – cambiare concretamente l’azienda e trasformarla nella fabbrica del futuro.

Si tratta di un’evoluzione che non deve essere necessariamente legata a strumenti di lavoro o tecnologie, ma potrebbe coinvolgere anche altri ambiti (amministrativo, finanziario…). Dovrebbe, in altre parole, essere una evoluzione a 360 gradi.

Alcuni anni fa, per esempio, in MICROingranaggi abbiamo aperto il reparto ricerca e sviluppo e lo abbiamo fatto dopo esserci resi conto che le esigenze del mercato non erano più semplicemente di acquistare solo un prodotto, ma si erano evolute verso la necessità di ricevere una consulenza vera e propria, quindi assistenza e lavoro progettuale.
Per il nostro reparto di assemblaggio è stata più o meno la stessa cosa. Lo abbiamo aperto nel momento in cui abbiamo capito che ai clienti i pezzi singoli iniziavano ad “andare uno po’ stretti”, poiché iniziavano ad avere bisogno di assiemi e sottoassiemi, magari anche testati e collaudati.
E ancora: più recentemente abbiamo constatato che il mercato voleva – sempre più spesso – prodotti di maggiore qualità a fronte di costi più contenuti. Da lì – dal momento che non potevamo permetterci di acquistare macchine meno performanti solo perché più economiche, nè tantomeno di pagare poco il personale – abbiamo sentito l’esigenza di coinvolgere professionisti che si dedicassero all’analisi dei costi e delle inefficienze e che andassero a definire le linee guida per farvi fronte e contrastarle quanto più possibile.

Quindi vedere, percepire e assimilare. La fabbrica del futuro per me è e sarà sempre di più quella che riuscirà ad andare alla stessa velocità di un mercato che cambia. Tutto il resto sarà più o meno direttamente legato a questo: macchinari, strumenti, professioni, reparti, e così via…

La stessa flessibilità e sensibilità al cambiamento devono e dovranno averla sempre di più anche le persone che in azienda ci lavorano. Magari non proprio tutte, ma certamente le figure chiave presenti in ogni realtà. A partire dai responsabili di reparto che, oltre ad avere uno sguardo critico sul mercato per tutto ciò che è di loro competenza, dovranno anche coinvolgere, motivare e farsi seguire da colleghi e collaboratori.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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