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Dal settore Punti di vista

Ridurre le spese in azienda. Partiamo dall’analisi dei dati

Un paio di settimane fa dicevamo che l’economia del nostro paese stenta a ripartire. Certamente buona parte delle responsabilità va attribuita alla pressione fiscale eccessiva, ma – a parer mio – è sempre bene fare anche un po’ di autoanalisi ed, eventualmente, autocritica. Cosa si può migliorare nella nostra azienda a livello gestionale? E soprattutto: cosa deve fare un’impresa quando è in difficoltà? Le strade da percorrere per non arrivare a un punto di non ritorno, secondo me, sono solo due:

aumentare gli utili oppure ridurre le spese in azienda.

La prima soluzione purtroppo non è così scontata perché sono troppi i fattori che ne influenzano il risultato, a partire da quelli imprevedibili o dalle emergenze non pianificabili. La strada invece relativa a una riduzione delle spese appare più semplice da controllare e quindi risulta la soluzione più fattibile nell’immediato, purché non si perda di vista l’obiettivo ultimo, ovvero l’aumento dell’utile.
Ridurre le spese in azienda non significa smettere di investire, bensì fare attenzione ai costi che si sostengono quotidianamente. Un discorso, questo, che vale anche quando la nostra impresa sta bene. Quello che purtroppo spesso accade è che quando le cose vanno bene si è portati ad abbassare la guardia e ciò non è mai positivo, perché prima o poi il conto si presenta.

Ma da dove partire per ridurre le spese in azienda? In genere uno dei costi più alti a cui un’impresa – che, come noi, opera nel manifatturiero – è sottoposta è quello del personale (escluse ovviamente le spese dei fornitori, che in genere però sono direttamente proporzionali alle commesse che entrano e quindi più gestibili). Il taglio dei dipendenti a volte è un male necessario ma, inutile dire, se si può evitare è meglio. Sotto ogni punto di vista. Il punto di partenza è quindi il fare costantemente e continuamente ragionamenti legati ai costi e all’efficenza interna. Tutte valutazioni che si possono effettuare solo ed esclusivamente tramite la raccolta e l’analisi dei dati.

Nella routine di un’azienda manifatturiera ci sono moltissimi aspetti (fonte di sprechi), che – nel turbinio del lavoro quotidiano – non si possono in alcun modo percepire. Il lavoro titanico della raccolta dei dati ci fa capire dove sono le inefficienze e dove possiamo lavorare per ridurle (per esempio comprando delle attrezzature atte ad automatizzare parte dei processi, oppure prolungando l’orario di un reparto).
Vi faccio qualche esempio concreto su quanto la raccolta e l’analisi dati ci è tornata utile.

Due tecnici che lavorano su due macchine uguali recentemente mi hanno portato l’analisi dei primi mesi dell’anno, dalla quale è emerso che la produttività di uno di loro è tre volte superiore a quella dell’altro. Perché? Sicuramente per una differenza di capacità produttiva tra queste due persone. Al tempo stesso però, analizzando i dati, abbiamo anche visto che ci sono determinate linee di produzione che richiedono tempi di preparazione delle macchine molto più lunghi rispetto ad altre e questo indubbiamente influisce sul risultato concreto finale evidenziando una produttività inferiore.
Da questa stessa analisi ci siamo inoltre resi conto del fatto che l’attività di preparazione di una macchina richiede molte più energie rispetto alla fase di supervisione e controllo della produzione (ovviamente salvo casi particolari). Così, in base a tutte queste valutazione, abbiamo trovato il modo di ricalibrare e ridistribuire i compiti dei due tecnici, ottenendo un evidente aumento della efficienza produttiva.

Un altro fattore che stiamo monitorando è quello relativo ai costi di manutenzione delle macchine. Se si hanno più macchine uguali, per esempio, si deve valutare quanto è stata la spesa di manutenzione di ciascuna di esse. Se si evidenziano delle differenze (il che è molto probabile), è sempre bene domandarsi da cosa derivano. È effettivamente il macchinario più datato ad avere bisogno di più interventi di manutenzione? E, se sì, vale la pena di sostituirlo perché tali costi stanno diventando eccessivi? Senza contare che, se una macchina è in manutenzione, vuol dire che è ferma e che quindi questo provoca un rallentamento della produzione con tutto ciò che ne consegue.
Dalle analisi dei dati relativi alle macchine, inoltre, è possibile capire, per esempio, anche se una determinata tecnologia è diventata obsoleta (magari perché abbiamo registrato un calo di richieste per quel tipo di lavorazione). E questo andrà a incidere anche sul tipo di investimenti.

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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