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Dal settore Punti di vista

Delegare o accentrare?

Tempo fa è stato da noi un cliente che aveva bisogno di riprogettare un prodotto, con l’obiettivo di abbassarne significativamente i costi per poter competere con un nuovo articolo analogo immesso sul mercato da un concorrente a un prezzo molto più basso. Come accade in questi casi, il cliente ci ha portato l’analisi dei costi realizzata; leggendola gli ho fatto notare che la voce relativa al costo del packaging poteva essere ridotta drasticamente, senza conseguenze sulla qualità del prodotto. Assolutamente no, mi ha risposto il mio interlocutore: il packaging in questione era stato disegnato dal titolare dell’azienda in persona e pertanto non poteva essere modificato.
Questo episodio mi ha colpito molto, perché mi è parso il tipico caso in cui un imprenditore accentra e pone il veto su questioni che non gli competono, correndo in questo modo il rischio di interferire negativamente sullo svolgimento delle attività lavorative della propria impresa.

Il voler accentrare su di sé tutte (o gran parte) le attività di un’azienda, incluse quelle che non competono assolutamente, è infatti un errore imprenditoriale clamoroso. Ciò nonostante, nel nostro Paese sono davvero tante le persone che non sanno delegare e questo fenomeno, com’è facile immaginare, è molto più frequente nelle realtà medio-piccole. Mi vengono in mente casi di aziende di 50 persone che, se il titolare si assenta qualche giorno (anche per motivi lavorativi), si fermano completamente. Ma com’è possibile, mi domando, che non si rendano conto degli enormi costi che si accollano bloccando completamente (o quasi) il lavoro della propria impresa?

Capita anche a me di assentarmi da MICROingranaggi, ma le cose vanno avanti lo stesso. Certo, ovviamente ci sono attività che si fermano, ma questo perché necessitano di decisioni che devo obbligatoriamente prendere io, più che altro per una questione di responsabilità. Ma è anche giusto che sia così.
Per tutto il resto, però, delegare è fondamentale. Al contrario il voler accentrare tutto su di sé – oltre che essere indice di presunzione, di egocentrismo e di mancanza di fiducia verso il prossimo – non può far altro che ritorcercisi contro.
Nel momento in cui non do responsabilità alle persone che lavorano con me, queste non crescono. E inevitabilmente finiscono anche per non essere più motivate, innescando così un circolo vizioso da cui difficilmente si può uscire.
Senza contare che il tempo a nostra disposizione è talmente poco, che va necessariamente impiegato in ciò che sappiamo fare meglio: spesso infatti una giornata lavorativa può sembrare corta, non tanto perché c’è troppo da fare, quanto piuttosto perché si fanno le cose sbagliate.

Immaginate quanto potreste guadagnare – in termini di tempo e quindi anche di costi – se riusciste a identificare cinque validi collaboratori (per fare un esempio) a cui delegare ciò che non è di vostra competenza, o che comunque non avete la possibilità di seguire. In una giornata lavorativa di otto ore riuscireste a fare quello che altrimenti ve ne occuperebbe almeno 40 (e quindi una settimana). Senza contare che, come abbiamo detto, fare un lavoro che non è di nostra competenza richiede più tempo e porta risultati peggiori…

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

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