Categorie
Dal settore Punti di vista

Cari costruttori di macchine utensili, abbiamo un messaggio per voi

A pochi giorni dalla 30.BI-MU, la storica manifestazione dedicata a macchine utensili, robot, automazione e tecnologie ausiliarie, vorrei toccare un tema che mi sta molto a cuore, una questione ostica che abbiamo riscontrato in MICROingranaggi, ma che è abbastanza comune anche fra i colleghi del nostro comparto e non solo.

Ho la sensazione che il settore della vendita di macchine utensili abbia una organizzazione dal punto di vista dell’assistenza tecnica che potrebbe essere più efficiente e la mia impressione è che non ci sia sufficiente sensibilità di fronte a questa problematica.

Penso sia importante scriverlo perché, per la piega che sta prendendo il mercato oggi, tutto ciò ha delle conseguenze piuttosto significative, su cui i venditori di macchine utensili dovrebbero – a mio avviso – riflettere molto.

Prima di proseguire e di spiegarvi esattamente cosa intendo, vorrei fare una precisazione: so per certo che ci sono aziende di macchine utensili (delle quali non voglio fare i nomi) che hanno un service molto efficiente, perciò il discorso che faccio in questo post non può e non deve essere generalizzato.

Tornando al discorso del service tecnico, la situazione più comune in cui ci si trova è la seguente.
Un produttore, per esempio, di componenti meccaniche investe in una macchina utensile specifica per un certo tipo di lavorazione e quindi per poter prendere una determinata commessa. Tale produttore molto probabilmente
si troverà ad avere a che fare con un cliente che non potrà permettersi di fermare la sua linea di produzione e quindi che non potrà ricevere la merce in ritardo. Non solo: il più delle volte quello stesso cliente gli chiederà di firmare un contratto contenente penali pecuniarie per ogni giorno di ritardo nella consegna. Questo significa che se al produttore si ferma una delle macchine, deve necessariamente farla ripartire nel più breve tempo possibile (qualche giorno o anche qualche ora, a seconda del problema). Cosa che però avrà difficoltà a fare se l’assistenza tecnica non funzionerà o funzionerà male.

E questo purtroppo accade spesso: vuoi per la burocrazia interna, vuoi per la complessità delle procedure di comunicazione con l’assistenza, vuoi per la carenza di personale tecnico specializzato e così via. Il problema però resta: se chi ci vende una macchina utensile poi non è in grado di fornirci un’assistenza tecnica tempestiva, questo ci mette in situazioni davvero molto difficili.

Il messaggio che voglio lanciare è pertanto questo:

è vero che i costruttori di macchine utensili vogliono offrirci macchine competitive, con buone prestazioni e prezzi commisurati, ma è anche vero che se chi le acquista si accorge sulla propria pelle che il service di assistenza tecnica non funziona, è molto molto probabile che la volta successiva si rivolga a un altro venditore.

Il settore della meccanica è cambiato, il mercato è cambiato e noi produttori non abbiamo più margine di intervento. Per questo chiediamo ai costruttori di macchine utensili di migliorare il livello dell’assistenza tecnica, piuttosto anche a fronte di contratti di manutenzione con un fisso mensile per un reale pronto intervento a prescindere che davvero poi lo utilizzi o no.
È un costo in più? Sicuramente. Ma è altrettanto certo che – a fronte della direzione che sta prendendo il mercato oggi (ormai quasi tutte le commesse che riceviamo hanno delle penali per le consegne tardive) – molti produttori sarebbero disposti a valutarlo. Noi per primi.

E aggiungo un’ultima cosa. Capita spesso che noi produttori ci troviamo costretti a dover valutare molto seriamente se accettare o meno una commessa proprio a causa delle onerosissime penali che saremmo costretti a pagare in caso di ritardi nelle consegne dovute a fermi macchina non risolti tempestivamente. Il fatto è però che se noi produttori rinunciamo a una commessa (o a più commesse), è probabile che non investiremo nemmeno in tecnologie e quindi in macchine utensili. E questo credo dovrebbe far riflettere molto…

di Stefano Garavaglia

È il CEO di MICROingranaggi, nonché l'anima dell'azienda.
Per Stefano un imprenditore deve avere le tre C: Cuore, Cervello, Costanza.
Cuore inteso come passione per quello che fa, istinto e rispetto per il prossimo. Cervello inteso come visione, come capacità a non farsi influenzare da situazioni negative. Costanza perché un imprenditore non deve mai mollare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *